VINICIO BERTI: INFORMAZIONI BIOGRAFICHE

VINICIO BERTI (Scandicci – FI, 6 giugno 1921- Firenze, 18 settembre 1991), è uno dei primi pittori italiani ad aderire all’astrattismo, oltre che a esserne al tempo stesso teorico. Nel 1942 il suo esordio con opere di carattere realista-espressionista, mediante le quali avvia la sua partecipazione al movimento di rinnovamento dell’arte contemporanea italiana. Nel 1945 fonda con altri giovani artisti e intellettuali comunisti – Brunetti, Farulli, Nativi e il poeta Caverni – la rivista “Torrente”. Si tratta di un’esperienza esaurita dopo pochi numeri ma dalla quale si formano nuove intese e prospettive che, nel ’46, insieme ad un allargato gruppo di artisti, lo vedono al timone della nascita del movimento Arte d’oggi che fonderà anche una propria rivista omonima.
In particolare con Nativi, Bozzolini, Monnini, Bunetti e Lardera forma, proprio all’interno di “Arte d’oggi”, una sorta di ala oltranzista comunista sempre più sostenitrice delle istanze dell’astratto. Un passo che Berti compie nel 1947, dopo studi sulla pittura cubo-futurista e sul dinamismo boccioniano, applicato alla scomposizione picassiana, con la realizzazione di Composizione verticale e Simbolo, fra le prime opere non figurative nel panorama della nuova generazione artistica italiana post-bellica. Con Brunetti, Monnini e Nativi vengono reinterpretate le varie dialettiche figurative, di pari passo alla promozione di un’attività espositiva che porta l’astrattismo fiorentino – al quale si é poi convertito anche Nuti – al dialogo con le neo-avanguardie nazionali e alla formazione del gruppo Astrattismo classico. Nel 1950, dopo una collettiva alla Galleria Vigna Nuova, viene pubblicato il “Manifesto dell’Astrattismo Classico” che anticipa lo scioglimento del gruppo fiorentino stesso. In questo periodo Berti decide di proseguire la sua ricerca verso un astrattismo di tipo costruttivo, guardando alle teorie di Malevič e al Costruttivismo sovietico. Nel 1951 espone alla Galleria Nazionale d’Arte moderna e contemporanea di Roma. Nel ’55 é presente alla mostra di Prato, curata da Ragghianti, altro critico sodale di Berti, intitolata Sessanta maestri del prossimo trentennio e nel ’57 alla Strozzina di Firenze con un’antologica di opere dal ‘40 al ’47. Nel ’59 espone alla VIII Quadriennale Nazionale d’Arte di Roma, presso il Palazzo delle Esposizioni, e nel ’63 vince Il Fiorino di Firenze, uno dei premi agli artisti più prestigiosi in Italia. Fra i punti di riferimento di Berti troviamo Fiamma Vigo della Galleria Numero, con la quale instaura un vero e proprio sodalizio intellettuale. Così come, in maniera più formale, con Palma Bucarelli tramite la quale entra, con una sua opera nella collezione delle neo-avanguardie del secondo Novecento della Galleria Nazionale d’arte moderna e contemporanea di Roma. Altro protagonista del consolidamento culturale di Berti è Toti Scialoja con il quale l’artista ha tenuto però rapporti discontinui ma profondi, anche grazie alla comune amicizia di Marcello Argilli, scrittore e sperimentatore di molteplici forme di narrativa per ragazzi, il quale insieme a Gianni Rodari, altro amico di Berti, redige il famoso settimanale per ragazzi “Il Pioniere”, al quale Vinicio collaborò per lungo tempo. Nel 1959 è presente nella grande collettiva della giovane arte italiana a New York, The Parker Exhibition of the Contemporary Italian Painting. Notevole anche la sua attività grafica, per la quale nel ’68 sarà invitato alla Biennale Internazionale dell’Incisione di Venezia.
Nella pittura di Berti continuano a susseguirsi nuove serie teoriche oltre che di produzione pittorica, come nel caso di Cittadelle della Resistenza e Realtà antagonista, con la realizzazione di tele dove il concetto storico di “Resistenza” é abbinato a quello di “Antagonismo”, contro le storture del capitalismo e lo sfruttamento mondiale del proletariato. Temi che si vanno direttamente ad associare con le lotte e le rivendicazioni operaie e comuniste degli anni Settanta in Italia. Ancora una volta la realtà ritorna prepotente nello sviluppo artistico di Berti. In questo decennio l’artista introduce nella sua pittura il tema della “Visione verso l’alto” che, dalla seconda metà degli anni Settanta, avvia direttamente alla serie Guardare in alto, con la quale Berti sottolinea una fervida speranza di riscatto che assorbe totalmente la sua pittura per tutti gli anni Ottanta, alle ultimissime opere del biennio 1990-91.
Non va dimenticata la ricerca che dagli anni Trenta in poi Berti ha dedicato ai fumetti per ragazzi, dapprima, durante il Regime Fascista, su tipologie e personaggi tipicamente legati alla cultura americana, in un periodo non vista di buon occhio, e poi creando personaggi ex-novo che nel tempo sono diventati un vero e proprio alter ego di Berti stesso. Come Chiodino, Atomino e Sgorbio, conosciuti in tutto il mondo e tradotti in oltre 15 lingue, tra cui uruguaiano, finlandese, russo, estone e cinese. Molto di questo materiale è stato esposto in maniera unitaria e complessiva nelle mostre postume tenute alla Galleria La Soffitta di Sesto Fiorentino (1995), introdotta da un sentito elogio storico di Sergio Staino che considera Berti come uno dei suoi maestri, e alla Biblioteca Marucelliana di Firenze (2000) a cura di Roberto Maini.
Personale e politica la sua rivisitazione di Pinocchio, da Berti trasformato in fumetto già nel 1947 sulle pagine della “Toscana Nuova”. Berti è attivo negli anni Ottanta anche nell’ambito del muralismo pittorico, con interventi permanenti, fra i quali quello realizzato nella hall d’ingresso del Cinema Manzoni di Firenze (ora trasformato nel centro culturale polivalente Accademia del Teatro Manzoni) e, nel 1986, il grande murale celebrativo dell’anno di Firenze Capitale Europea della Cultura eseguito sulla parete esterna – lungo viale Paoli – del Palasport di Firenze (ora Nelson Mandela Forum). Nel 1991 l’artista muore a Firenze.
Nel 1992 per volere e impulso della vedova, di collezionisti, studiosi e di Claudio Crescentini nasce l’Archivio Vinicio Berti – Firenze, con sede nell’ex-Convento di San Barnaba in via Panicale 9, angolo via Guelfa, adiacente alla Basilica di San Lorenzo, già studio dell’artista. Uno stabile storico, precedentemente residenza di pittori fiorentini dell’Ottocento, di recente restaurato e trasformato in “L’Attico del Berti”. Nel 2017 è stato riorganizzato e ricostituito, su iniziativa di alcuni studiosi del settore, il nuovo archivio dedicato all’artista e denominato Centro Studi d’Arte – Archivio Vinicio Berti.

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